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Lui & Lei

Capelli rossi (1ª parte)


di Tuffodallalto
21.03.2023    |    123    |    0 6.0
"Ci vediamo sul lungomare se ti va, perfetto pensai io, l'avrei vista arrivare da casa avendo l'appartamento che proprio sul lungomare faceva affaccio, ci..."
Credo in vita mia non aver mai avuto pensieri ossessivi sul sesso, perché sin dalla pubertà, ho sempre potuto sfogare le mie pulsioni e da adulto le mie esigenze.
L'essere un ragazzo a detta degli altri molto bello ed avere molte amiche, ha fatto si non fossi mai solo, ed avessi quando impegnato, fidanzate con cui facevo l'amore e quando ero libero, amiche con cui scopare o del buon sesso orale,.
Ma alla lunga, pur la mia sia una giovane età, tutto questo ha cominciato essere abitudinario.
E quindi pur avendo una vita sessuale molto appagante, ho cominciato guardarmi attorno cercando cogliere ciò che nelle donne ho sempre trovato irresistibili, i particolari.
Questo perché do merito ad ogni donna esser bella, ma distinguersi da qualsiasi altra da una caratteristica, ma anche un lieve difetto capace renderle unica.
Facendo la spesa solitamente nel solito grande supermercato, mi è capitato tante volte cogliere gli sguardi di alcune delle donne che incontravo tra gli scaffali, quanto al banco verdure, ma la mia attenzione era per una ragazza in particolare.
Una ragazza la cui fedina al dito sino a poco tempo prima, proprio non riuscivo guardare, pur essendo la ragazza addetta alla cassa.
Bassina, capelli rossi tenuti in una coda legata in basso e occhi dolci, quella ragazza con la quale avevo per forza di cose sempre a che fare facendo la spesa, stava catturando di volta il volta il mio interesse.
La sua mano era tornata libera da anelli e per questo, avevo perso quel pudore del guardarla.
Col tempo mi ero accorto di essere contraccambiato, anche se incrociandone lo sguardo, tendeva voltarsi, a volte sistemarsi i capelli dietro l'orecchio, oppure a mordersi il labbro superiore, tutto questo per me era irresistibile.
Non frequentavo quel supermercato per vederla, ma non nascondo che andandoci la cercavo con lo sguardo avvicinandomi in cassa e nel carrello oltre la spesa, prima o poi avrei portato via anche lei.
Un giorno tornato tardi da lavoro, passai a comprare qualcosa per la cena in un supermercato insolitamente vuoto, anche se una mezz'ora prima della chiusura.
Arrivato in cassa, la vidi coi suoi grandi occhi chiari guardarmi, con le mani sul nastro trasportatore e di gran lena, posai quanto avevo preso al volo e tenevo nel cestino della spesa.
Passò tutti i prodotti e terminato ci fissammo.
Ne fui stupito avessimo preso entrambi coraggio nel farlo, calò per un attimo il silenzio, ed allora per stemperare fui io dire a lei; "busta?".
Lei in un attimo scoppiò a ridere, scusandosi avesse dovuto esser lei a chiedermelo, ma dicendogli non preoccuparsi dissi non preoccuparsi.
Pagai quanto richiesto, € 15,60 (lo ricordo ancora) e presi la busta per andar via, anzi no, non potevo andar via così.
Le chiesi di uscire, senza pensarci due volte, senza temere un rifiuto o che scoppiasse a ridere di nuovo, mi disse di sì.
Il giorno dopo, avrebbe avuto la giornata libera e se fossi stato libero anch'io.. "ok" senza neppure pensarci, risposi subito di si.
Ci vediamo sul lungomare se ti va, perfetto pensai io, l'avrei vista arrivare da casa avendo l'appartamento che proprio sul lungomare faceva affaccio, ci salutammo e andai via.
Ci saremmo visti per le 19 proprio su quel bel passeggio del lungomare vicino la fontata dei miracoli, fontana cui bere l'acqua pare facesse realizzare i desideri di chi li esprimeva bagnandosene le labbra.
Erano le 18:30 e scesi prima da casa per fare due passi, mi avvicinai alla fontana e con sorpresa vidi la mia cassiera dai capelli rossi, bere proprio all'acqua di.quella fontana, tenendosi con un mano quei.bellissimi capelli rossi.
"Allora anche tu hai dei desideri da realizzare" le dissi e sorpresa trovarmi già lì, alzò la testa e mi sorrise e mi venne incontro abbracciandoi. Era strano, ma ero già pazzo di lei.
Pensai allora prima presentarmi, perché in realtà non sapevo neppure il suo nome, andare a bere anch'io quell'acqua esprimendo il mio desiderio. "Piacere io sono Leone, ma puoi chiamarmi Leo" e sorridendomi mi rispose; "piacere io sono Fortuna".
Senza dire qualcosa che facesse rima sul cosa fare, cominciammo a passeggiare parlando del più e del meno, mentre il sole si faceva meno forte e piano piano calava per lasciar tempo alla luna.


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